Canoviana2012

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venerdì 27 febbraio 2015

eccidio culturale

Per riflettere sui fatti recentissimi, senza polemica, senza politica, ma con molta tristezza nel cuore.
Si è recentemente commentato (Bolgia Barcaccia) quali danni possano fare ignoranza e brutalità, sopratutto se si accompagnano.
Ricordo l'orrore, tra i banchi di scuola, quando si leggeva delle violenze dei vincitori sui vinti. Tra polvere e sudore i conquistatori entravano nelle città e massacravano popolazioni e culture.
A ben pensarci, rileggendo con la memoria quelle pagine dei manuali dell'infanzia, non molto è cambiato. Ed ecco passare in televisione video che potrebbero esser reportage della conquista di Cartagine, rasa al suolo dalle truppe di Scipione l'Emiliano nel 146 a.C., o della furia dei Lanzichenecchi che depredano Roma nel 1527.




Oggi è capitato all'antica città assira di Ninive, colpita al cuore mortalmente. Sono entrati nel Museo di Mosul e con una furia simile solo a quella dell'animale cacciatore hanno assalito i reperti archeologici.
La storia della Mesopotamia fino a ieri per ricordare una simile violenza doveva rileggere le fonti del XIII secolo, nelle quali si legge della presa di Baghdad da parte dei Mongoli. Era il 1258 e Gengis Khan distrusse la biblioteca della città, una delle più ricche e preziose del tempo.
Oggi le vittime sono statue e manufatti, ridotti in frammenti tanto piccoli che nessuno potrà mai ripararli.
Un eccidio culturale.

venerdì 20 febbraio 2015

Bolgia Barcaccia

Roma, Piazza di Spagna, Venerdì 20 Febbraio h17.oo.
Una folla di applausi accoglie l'acqua che riprende a scorrere nella Barcaccia, la fontana che vide la luce nel 1629 grazie ai Bernini padre (Pietro) e figlio (il più celebre Gian Lorenzo). 24 ore prima una folla inferocita aveva reso la piazza ai piedi di Trinità dei Monti il teatro della propria violenza, facendone della Barcaccia il cuore.



Eppure Ulisse ci aveva ammonito:

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza

(Dante Alighieri, Commedia, Inferno, XXVI, vv.118-120)


William Blake, Ulisse tra le fiamme, Illustrazioni
 alla Divina Commedia di Dante 1824-1827
fonte www.blakearchive.org

Non voglio far polemica sul chi sia stato e sulle origini della "guerriglia", non voglio fare antropologia e nemmeno andare alle radici del Galateo e della cortesia che si dovrebbe avere in qualità di ospiti in casa altrui...perché cosine del genere non si dovrebbero fare nemmeno entro i confini della propria!
Semplicemente mi limito a riflettere sul fatto che queste cose oggi non dovrebbero accadere. L'Arte dovrebbe brillare ed esser il fiore all'occhiello della cultura, invece subisce quotidianamente il bullismo dell'ignoranza. Talvolta è velato, talvolta è tanto esplicito da ferire l'orgoglio di una intera nazione.
<<110 scalfiture>> 
a ricordo di uno stupro culturale.
Le birre stanno meglio in frigorifero.
Punto e basta.


La Barcaccia fotografata da Osservarte lo scorso Dicembre


venerdì 6 febbraio 2015

Compleanno d'autore



Zante, 6 Febbraio 1778 nasce Niccolò -detto UGO - FOSCOLO, scrittore, poeta .. da me amatissimo.

Andrea Appiani, Ugo Foscolo, 1801-1802
Milano, Pinacoteca di Brera


Vorrei "festeggiarlo" così, con un Autoritratto in versi, un sonetto che nel corso degli anni egli ritoccò  e modificò, come fece Rembrandt con gli oltre settantacinque "selfie" che realizzò nell'arco della propria vita. Il pittore e il poeta documentarono  con le rispettive arti non solo il tempo che passava sulla loro pelle, ma sopratutto l'immagine che avevano di sé stessi. 


Autoritratto
Solcata ho fronte, occhi incavati intenti;
Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto;
Labbro tumido acceso, e tersi denti,
Capo chino, bel collo, e largo petto;

Giuste membra, vestir semplice eletto;
Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti,
Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;
 Avverso al mondo, avversi a me gli eventi.

Talor di lingua, e spesso di man prode;
 Mesto i più giorni e solo, ognor pensoso,
Pronto, iracondo, inquieto, tenace:

Di vizi ricco e di virtù, do lode
Alla ragion, ma corro ove al cor piace:
Morte sol mi darà fama e riposo.


 
1802, Pisa,  Nuovo Giornale dei letterati


Antonio Berti, Monumento funebre a
Ugo Foscolo 
Firenze,  Santa Croce
Foscolo non nega i propri difetti, riconoscendosi "di vizi rico e di virtù" e al contempo, come la Regola del Romanticismo impone, carica i propri particolari fisici di significati morali. La "fronte solcata", gli "occhi incavati", però "intenti",  quindi fissi in direzione dei desideri che, insieme al "capo chino" rispecchiano il suo tormento, alimentato da una vita travagliata. 
Le "giuste membra", il corpo proporzionato di cui egli parla, trovano una interpretazione eccezionale nel ritratto in scultura che ne fa Antonio Berti il secolo scorso, per il sepolcro inaugurato nel 1871, quando le ceneri del Nostro furono portate da Londra (dove egli era morto nel 1827) a Firenze, nella Basilica di Santa Croce.
La statua nasconde il "crin fulvo", ma non dimentica le "emunte guance" e il "largo petto" lasciando inoltre trasparire l'essenza stessa che costituisce l'animo del poeta inquieto: "Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto".
Ovunque il cor ti abbia condotto, Ugo caro, sappi che la fama in cui speravi ce l'hai tutta, se non di più.