Non
ricordo la prima volta in cui l'ho visto.
Non so
quale sia la prima opera di Michelangelo in cui io mi sia imbattuta. Forse l'Angelo
dell'Arca di San Domenico a Bologna? Oppure il David nella
fiorentina Piazza della Signoria, camminando mano nella mano con Nonna? O forse
la Tomba di Giulio II a Roma, nella chiesa di San Pietro in
Vincoli?
Se cerco
nei meandri della memoria, non trovo una immagine nitida, ma pezzi di statue,
dettagli di dipinti e poco più...un mash up di ricordi che si riuniscono e
confondono con anni di studio.
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Michelangelo Buonarroti, Angelo Reggicandelabro, 1494
Bologna, Basilica di San Domenico, Arca di San Domenico |
Cristallino,
però, è il ricordo di un piovoso pomeriggio in libreria. Ero in quell'età in
cui, se sei un avido lettore, punti all'inconsueto al limite del desueto.. e mi
imbattei in un'Antologia di Michelangelo.
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Michelangelo Buonarroti, Sonetto,
1510 circa fonte it.wikipedia.org |
A 14 anni
sapevo cosa fosse un'antologia e mi sembrava stridesse veramente tanto con
l'idea che io avevo di Michelangelo, cioè un potente scultore e un luminoso
pittore. La curiosità iniziò a divorarmi immediatamente.
Penso di
non aver pensato più di 30 secondi se prendere il libro, o lasciarlo lì. Certo
è che pochi minuti dopo camminavo a passo svelto, con il mio bottino sotto
braccio ...non mi direte mica che voi girate coi libri nei sacchetti? Che sia
un acquisto, o un trasporto io non resisto: devo averlo tra le mani, per
sfogliarlo camminando.
Quei
versi non li ho letti, li ho divorati.
Non li ho
capiti tutti subito, per alcuni è bastata l'esperienza, per altri lo
studio.
Così,
talvolta mi tornano in mente.
E stasera,
sfogliando quel libro che mi accompagna da tanti anni, mi son imbattuta in
questo:
O notte, o dolce tempo, benché
nero,
con pace ogn’ opra sempr’ al fin
assalta;
ben vede e ben intende chi
t’esalta,
e chi t’onor’ ha l’intelletto
intero.
Tu mozzi e tronchi ogni stanco
pensiero;
ché l’umid’ ombra ogni quiet’
appalta,
e dall’infima parte alla più
alta
in sogno spesso porti, ov’ire
spero.
O ombra del morir, per cui si
ferma
ogni miseria a l’alma, al cor
nemica,
ultimo delli afflitti e buon
rimedio;
tu rendi sana nostra carn’
inferma,
rasciughi i pianti e posi ogni
fatica,
e furi a chi ben vive ogn’ira e
tedio. *
L'altra
faccia (della medaglia), le parole con cui forse Michelangelo pensava la Notte
scolpita, tanto diversa, ma così vicina da quella realizzata per la Sagrestia
Nuova in San Lorenzo a Firenze.
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Michelangelo Buonarroti, Notte, 1526-1531
Firenze, Chiesa di San Lorenzo, Sagrestia Nuova, Tomba di Giuliano de'Medici |
* Michelangelo, Rime, Milano 1998, pp.190-191