Canoviana2012

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martedì 7 ottobre 2014

AUTUNNO ROCOCÒ

Ormai è autunno, non c'è più scampo.
Esco di casa al mattino ed è ancora buio. L'aurora consiste in un bianchiccio assemblaggio di nebbia, brina e brezzolina. Ancora mi salvo dal cappotto e mi fascio in una sciarpa più grande di me, ma sì...ormai è autunno.
Combatto la cosa con borse dai toni brillanti (ode a Michael Kors!!!) e alcune scarpe tendenti al fluo. Non conosco altri rimedi, se non i colori che profumano d'estate e il mio morboso attaccamento all'arte, alla sua storia e alle sue storie.

L.Alma-Tadema, Le Rose di Eliogabalo, 1888, part.
Il rosa salmone del maglione che ho infilato al volo oggi è molto rococò, ricorda (non troppo) vagamente le figurine di Fragonard.
J-H Fragonard, Autoritratto,
Grasse, Musée Fragonard
Jean-Honoré Fragonard [Grasse, 1732 - Parigi, 1806], un francese dal pennello rapido e delicato, che si crogiola bellamente nelle file del rocaille. Sì, io combatto sempre con quegli standard che cristallizzano modi e mani degli stili, ma se penso alle vezzose inclinazioni francesi di Fragonard, il solo aggettivo che trovo è "rococò". Spesso, non sempre.
Allievo di Chardin prima e di Watteau poi, il nostro vive un'intensa parentesi italiana (1756-1761) che lascia un segno indelebile. Piuttosto che i grandi Michelangelo e Raffaello, sono i più "attuali" Guercino, Carracci e Pietro da Cortona ad attirarlo... e alla loro influenza si aggiungerà quella del colorismo veneto di Veronese e Tiepolo.
J-H Fragonard, La lettera d'amore, 1770, part. 
Un pout-pourri di modelli ai quali, al rientro in patria, si aggiungeranno Rubens, Van Dyck e Rembrandt.
Nonostante le più varie fonti pittoriche, però, egli si avvale essenzialmente del proprio stile, molto personale. Un tocco rapido, un pennello nervoso, il gusto per l'impasto materico, il modellato sensuale, una luce a tratti rarefatta. Elementi essenziali e peculiari che si fondono magistralmente nel tema prediletto, nelle scene galanti - fêtes galantes
J-H Fragonard, Il Bacio rubato,
1765-1770, part.
Con freschezza ed eleganza egli si fa interprete eccellente della società di Luigi XV e di Luigi XVI; Fragonard è il pittore del piacere che dipinge per un'aristocrazia viziata e viziosa.
E l'Amore è protagonista incontrastato in tutte le sfumature che gli appartengono: vivace, diffidente, spiritoso, appassionato, gaio..sensuale.
Emblematico, in tal senso, L'altalena, un olio del 1767 conservato a Londra, presso la Wallace Collection.
Jean-Honoré Fragonard, L'altalena, 1767, Londra, The Wallace Collection, 81 x 64 cm, 
inv. P430 fonte wikipedia.com 
Un cortigiano avvicinò il pittore chiedendogli un ritratto di sé assieme alla propria compagna. Egli si voleva raffigurato come il giovane amante della donna, nascosto tra folti cespugli, mentre un vescovo spingeva l'altalena. Fragonard eliminò l'elemento anticlericale, sostituendo il vescovo con il marito della dama. 
J-H Fragonard, L'altalena, 1767, Londra, part.
L'immagine ha una compostezza sfavillante, con una ricchezza di toni disarmante. Una prima impressione sembra focalizzare la selvatica radura di un bosco; il contesto, la statuaria, gli attrezzi da giardino e gli elementi architettonici vogliono piuttosto far intendere una ricca tenuta privata, che con i verdi lussureggianti e le sculture antiche ricorda i giardini lussureggianti di Villa d'Este a Tivoli, vicino Roma, dove il nostro trascorse l'estate del 1760.
J-H Fragonard, L'altalena, 1767, part.
Ed eccola, deliziosa, anzi "favoliziosa", la fanciulla che si lascia dondolare dall'altalena... Oggi suona follia, ma all'epoca non era inconsueto ritrarre giovani donne divertite e divertenti in questo gioco. 
Il su-e-giù rappresentava (anzi: rappresenta) la volubilità delle passioni! Un movimento dipinto con uno scatto dal pennello, che condensa in un colpo il messaggio del dipinto, messaggio sotteso ed efficace: passione, ma leziosa. Nonostante la tematica, l'artista non cade mai nella volgarità, grazie a una resa armonica e raffinata, che sicuramente piacque a Ménage de Pressigny, proprietario del dipinto nei primi anni Novanta, che ne godette... fino a che non fu ghigliottinato nel 1794 e l'opera non venne confiscata dalle autorità rivoluzionarie.
J-H Fragonard, L'altalena, 1767, part.
Era troppo rococò, troppo ancien régime per piacere alla Repubblica: nel 1859 il Louvre rifiutava ancora l'offerta del dipinto, che finì in Gran Bretagna, dove fu esposto al pubblico l'anno successivo. Quasi un secolo dopo la realizzazione, L'altalena fece capolino nell'immaginario collettivo e si rese iconica memoria del rocaille
E poi? E poi rimane un'idea geniale nel nulla dello speranzoso successo, quel vago sperare che noi sognatori reputiamo valido e assennato. 
Nel 1789 Fragonard, all'alba della Rivoluzione francese, smise di dipingere. Nel 1793 entrò a far parte di una commissione incaricata di costruire il nuovo Musée du Louvre; tra gli ulitmi esponenti del Rococò francese, Fragonard non può e non volle mettersi al passo coi tempi. 
Peccato, perché di quella sua pittura frivola, densa di umori, voluttuosa e delicata non se ne può fare a meno! 

La scheda del dipinto sul sito The Wallace Collection: The Swing e le altre sue opere conservate presso la collezione: works of art


J-H Fragonard, Le petit parc, 1762-1763,
Londra, The Wallace Collection, inv. P379




il mio golf autunnale... che ha scatenato riflessioni rococò


sabato 4 ottobre 2014

Epigrafia in Laguna


Mi capita spesso, quando "navigo" tra i canali, di chiudere gli occhi. Assaporo ogni istante e mi affido alla memoria dello sguardo, per godere dei riflessi della Laguna. Ogni volta un'emozione nuova!
L'atmosfera è quella magica di Venezia, il palcoscenico recentemente scelto da Mr. & Mrs. Clooney per sposarsi, ma sopratutto uno dei luoghi più saturi di arte e cultura in Europa. 
Il lento dondolio dei traghetti ha qualcosa di magico, una magia che rapisce chiunque. 
Così come lascia senza fiato, mentre si è assorti tra un pensiero e una cresta sull'acqua, l'apparire in lontananza della Basilica di Santa Maria della Salute. La chiesa sorge nei pressi di Punta della Dogana, ultima propaggine del quartiere di Dorsosùro, verso il Bacino di San Marco, lì dove le acque della Laguna si insinuano fra le isole della città a formare da una parte il Canal Grande, dall'altra il Canale della Giudècca. 
L'ex-voto che i veneziani tributarono alla Vergine Maria per la liberazione dalla peste del 1630, rappresenta uno dei massimi esempi di barocco veneziano. Vincitore del concorso per la progettazione della chiesa fu Baldassarre Longhena (una nostra vecchia conoscenza... incrociata agli Scalzi), che aveva proposto di "farla in formo di corona, per esser dedicata a essa Vergine..." [B.Longhena, 1630].  La forma architettonica con cui Longhena scelse di esprimere l'immagine di una corona divina è un ottagono rettangolare circondato da un peribolo.
Oggi ci preme aggirare la "corona" ed entrare nel Seminario Patriarcale di Venezia, sito dal 1818 nel palazzo costruito da Baldassarre Longhena nel 1671 e ospite della Pinacoteca Manfrediana e della Biblioteca Monumentale.
Pinacoteca e Biblioteca accolgono numerose ghiottonerie, che le rendono mete privilegiate di studiosi e ricercatori. Il recente restauro del palazzo del Seminario ha permesso, inoltre, di valorizzare il patrimonio in esso custodito e sopratutto di renderne più fruibile l'accesso!

Venezia, Seminario Patriarcale, Biblioteca
In merito alle Collezioni del Seminario, mi è stato recentemente chiesto di recensire un libro: mentre sfogliavo il volume non potevo fare a meno di pensare a una rubrica de <<La Settimana Enigmistica>>  che da sempre ci aggiorna  su curiosità varie ed eventuali.
Forse non tutti sanno che... presso il Seminario patriarcale di Venezia è conservata da quasi due secoli la più vasta collezione epigrafica della città! Oggi vi sono presenti circa 100 iscrizioni (comprese quelle su bassorilievi) databili dal IX al XVIII secolo.
Con l'obiettivo di un "censimento" di queste iscrizioni è nato il volume edito da Marcianum Press La Collezione epigrafica del Seminario Patriarcale di Venezia. Catalogo (secoli XII-XV) a cura di Lorenzo di Leonardo: tale pubblicazione vuole essere la prima di una serie volta alla catalogazione e allo studio completi della raccolta lapidaria del Seminario.

Si tratta di una raccolta formatasi nell'arco della prima metà dell'Ottocento, "conseguenza non programmata di una vera e propria operazione di  salvataggio culturale" (Introduzione, p.9).
il braccio ovest del chiostro dopo l'ultimo restauro
Le soppressioni napoleoniche, tra il 1806 e il 1810, e successivamente quelle del governo austriaco determinarono la demolizione di numerosi edifici ricchi di arredi e opere preziosi, ma anche di "scritture esposte" (iscrizioni funerarie, commemorative, dedicatorie, etc...), sopratutto epigrafiche. Grazie all'impegno di personaggi del calibro di Emanuele Antonio Cicogna, Giovanni Casoni e Giannantonio Moschini le epigrafi sfrattate trovarono asilo tra le pareti del chiostro e al piano nobile del Seminario, in una sorta di museo archeologico antelitteram.
Convento di San Salvador
Altorilievo con iscrizione
comemorativa, 1362
La disposizione che oggi hanno le iscrizioni rispecchia parzialmente quella ottocentesca, in quanto nel corso dei decenni i materiali hanno subito spostamenti e perdite... ma non voglio entrare nei dettagli della storia del lapidario del Seminario Patriarcale di Venezia! Voglio piuttosto stuzzicare la vostra curiosità, in cerca dei racconti che possono fare le pareti del chiostro.
Il volume, si è accennato, abbraccia una parte delle epigrafi conservate presso il seminario, cioè quelle medievali, 27 iscrizioni per le quali sono state redatte altrettante schede. Insomma, questo primo catalogo comprende le epigrafi databili tra il 1146/48 e il 1459 che raccontano la storia e le storie di trecento anni veneziani: commemorazioni, dedicazioni, fondazioni o consacrazioni di chiese o monasteri... che con riproduzioni fotografiche e schede dettagliate si presentano per quello che sono, cioè FONTI di prima mano.
All'apparenza può parere un contributo meramente destinato agli "addetti ai lavori". Il testo, invece, è fruibile e dettagliato; i curiosi e gli appassionati hanno il dovere di sfruttare questo mezzo per avvicinarsi ai segreti della Laguna, per scoprire angoli che non ci sono più, chiese che se non sono state demolite sono tanto cambiate da sembrare altro, attraverso la "memoria tangibile" che ci offrono le epigrafi del Seminario Patriarcale di Venezia.


Chiesa di San Giorgio in Alga. Iscrizione funeraria, 1445
Non ditemi che a leggere di arte e di storia a Venezia  non vi è venuta voglia di un giretto in Laguna...

Venezia, Seminario Patriarcale
Al link orari e numeri utili per la visita: http://www.seminariovenezia.it/orari-di-apertura-e-biglietti
e per chi studia..http://www.seminariovenezia.it/studenti-ricercatori-e-studiosi-accreditati