Non voglio nemmeno riassumere malamente un testo ricco non solo di apparato illustrativo, ma soprattutto di contenuti che svelano le vicende dell'edificio e storia dell'arte, dell'architettura e della città, insieme al una fitta trama di committenze tra l'aristocrazia e i carmelitani.
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Domenico e Giuseppe Valeriani
Gloria d'angeli, ante 1717 cupola,
part.Venezia, Chiesa degli Scalzi |
Vorrei, piuttosto, indurvi a leggerlo, a prenderlo in mano e sfogliarlo per scoprire una chiesa emblematica.
Sì, emblematica è l'aggettivo adatto per un edificio sacro come Santa Maria di Nazareth, sorto all'imbocco dal Canal Grande in un'epoca di grandi cambiamenti all'interno del mondo cattolico e della società lagunare. La Chiesa post-tridentina, "controriformata" da una parte, e una Venezia che con le unghie e con i denti tentava di mantenere il proprio spazio all'interno del Mediterraneo dall'altra. Tra stravolgimenti religiosi e una sorta di implosione politica sorse pertanto la sola chiesa di Venezia che vede la scultura come protagonista assoluta.
L'ordine mendicante dei Carmelitani Scalzi arrivò in Laguna attorno al 1633 e con gradualità si insediò negli spazi occupati ancora oggi dal Convento e dalla Chiesa; nel 1646 il Senato concesse l'istituzione di un convento, che sorse a metà del secolo. Pochi anni dopo arrivò la commissione all'architetto Baldassarre Longhena! Aggiungiamo altri nomi al dietro le quinte per la definizione di un edificio che si è fatto manifesta dell'architettura ecclesiastica della metà del Seicento: Giuseppe Pozzo (frate laico dei Carmelitani, architetto fratello minore del più celebre Andrea), Antonio Gaspari (architetto di scuola Longhena, ma anche romana) ed eccola: un'unica navata, due cappelle laterali a propria volta affiancata da due minori ciascuna.
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Baldassarre Longhena, con aggiunte di Giuseppe Pozzo
chiesa degli Scalzi, planimetria, 1754, Milano
Archivio Provinciale dei Carmelitani Scalzi, Album Pozzo, f.94 |
Facciamo altri nomi, cioè Giuseppe Sardi e i fratelli Orazio e Angelo Marinali; il primo disegna e i secondi realizzano le sculture per la facciata commissionata da Girolamo Cavazza e conclusa nel 1680. Un trionfo scultoreo, una eleganza monumentale che attanaglia l'attenzione di chiunque. Già qui, al solo, seppur avvinto, sguardo alla fronte, si intuisce il rapporto forte che l'architettura ha stretto con la scultura. Se entriamo, protagonista è il il barocco trionfante mai immobile, ma sempre animato da un fervore carnale.
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Venezia, Chiesa degli Scalzi, interno |
Gli altari delle cappelle, il presbiterio e l'altar maggiore son frutto del fervore creativo di Giuseppe Pozzo che dal 1695 al 1721 plasmò gli interni della chiesa, stravolgendo il concetto del bel composto seicentesco, in favore di una cromia ricca che dialoga con la luce e con il marmo.
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Giambattista Tiepolo e Gerolamo Mengozzi Colonna
Trasporto della Santa Casa, (distrutto) Venezia,
chiesa degli Scalzi, fonte: Fototeca Zeri |
Le pitture della cupola e del coro dei frati furono affidate ai fratelli Valeriani, mentre Luis Dorigny dipinse la volta della cappella della Sacra Famiglia. Erano gli anni tra il 1716 e il 1717, che precedono di pochissimo il lavoro tiepolesco.
Attorno al 1722, infatti, Giambattista Tiepolo dipinse il Trionfo di santa Teresa sulla volta della cappella a lei dedicata e fra il 1743 e il 1745 realizzò insieme a Girolamo Mengozzi Colonna il Trasporto della Santa Casa sul soffitto della navata.
Si apre qui una parentesi all'interno del volume stesso. William L. Barcham, che scrive di Giambattista Tiepolo e Gerolamo Mengozzi Colonna.... (pp.191-208), apre il proprio discorso ricordando il fatto che ha portato alla scomparsa dell'affresco: la sera del 24 ottobre 1915 le forzee aeree austriache colpirono la stazione ferroviaria. Ma non solo: il soffitto della vicinissima chiesa degli Scalzi crollò. I frammenti superstiti sono oggi visibili presso le Galleria dell'Accademia, mentre nel 1929 fu chiamato Ettore Tito che dipinse La Gloria di Maria Trionfante dopo il Concilio di Efeso. Quest'ultimo affresco è di indubbia efficacia prospettica, ma con la scomparsa dell'opera tiepolesca si è andata a perdere l'unità iconografica e compositiva della chiesa.

Venezia, chiesa degli Scalzi, l'interno dopo il bombardamento del 1915 |
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Tuttora, nonostante i danni della guerra e le ingenti perdite, l
'interno maestoso concepito da Longhena, arricchito dei "capricci" di Giuseppe Pozzo e dal pennello di Tiepolo mantiene vivo il proprio fascino, così come la facciata in marmo bianco. Facciata che mi piace immaginare rapisca ancora oggi l'attenzione dei bambini, mentre gioca con i colori del sole al tramonto.