Natura morta, 1658-1664 circa Madrid, Museo Nacional del Prado |
Spesso per noi italiani "natura morta" è sinonimo di Caravaggio. L'attenzione lenticolare al dettaglio, al particolare solitamente ci porta nelle fiandre. L'arte sovraccaricata di religiosità la si dà spesso a Bernini. Stiamo esagerando. Mettiamo il naso fuori dalla porta e diamoci un'occhiata intorno.
In Spagna, lavorò con successo Francisco de Zurbarán (1598-1664), artista raffinato e appassionato, pittore del re.
Io ne avevo una conoscenza superficiale, pressoché da manuale, fino a pochi giorni fa. Una gita a Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, dove il pittore spagnolo è in mostra, mi ha cambiato prospettiva.
Ferrara, il Castello Estense e Palazzo dei Diamanti visti da Osservarte
E ho scoperto un universo magico, fatto di nature morte prepotenti e di una religiosità carica di intensità (e di Controriforma) e di un naturalismo raffinato.
Tra estasi metafisiche e Vergini immacolate di una levità avvincente si sviluppa l'arte di questo spagnolo dal pennello svelto ed efficace.
Il pennello di un artista in bilico tra la popolarità di Diego Velazquez e la promessa fama del giovane Bartolomé Esteban Murillo, schiacciato dalla grandezza del primo e dal devozionalismo del secondo si distingue per l'astrazione in cui fa vivere certi personaggi. In linea con le esigenze della pittura di Riforma Cattolica, Zurbarán talvolta svuota i propri dipinti di qualsiasi ambientazione, avvolgendo le figura in un indefinito buio. Luce e ombra fanno da protagonisti in un'opera del calibro del San Francesco di Milwaukee.
Vergine Bambina addormentata, 1655-1660 circa Jerez de la Frontiera, Capitolo della Cattedrale |
E che dire delle estasi? Trattasi della perfetta fusione tra la monumentalità e il realismo più radicale, senza però tralasciare la rappresentazione di un'espressività intensa e (probabilmente) personale.
Immacolata Concezione, 1635 circa Sigueza, Museo Diocesano, deposito della "Fundaciòn Perlado Verdugo", Jadrague |
Mi affascina in maniera particolare l'uso che Zurbarán fa della prospettiva, incrociando vari punti di fuga in maniera asimettrica e creando scorci che sono al limite della metafisica.
Un'ultima cosa, prima di chiudere questo post sulla mia nuova "scoperta": le nature morte da cui siamo partiti...andate a Ferrara e guardatele con attenzione. Un vaso, un fiore, una bacinella assurgono al ruolo di protagonisti con la dignità degna di un sovrano e si fanno interpreti privilegiati dell'arte di Zurbarán.
Una tazza d'acqua e una rosa su un piatto d'argento, 1630 circa Londra, The National Gallery |
Il punto di vista degli oggetti, la luce che li disegna e la calma che regna creano un'atmosfera che sfiora il limite dell'atarassia. E anche noi non possiamo fare a meno di sentirci partecipi di questa "perfetta pace dell'anima".